lunedì 7 luglio 2014
Una conversazione con Alfredo davanzo

Oggi in studio abbiamo ospitato Alfredo Davanzo, finalmente in libertà dopo la lunga detenzione seguita agli arresti del 12 febbraio 2007, nell'ambito della cosiddetta operazione Tramonto. Con lui si è parlato di "terrorismo", di carcere, e di prospettive rivoluzionarie. alfredo Di seguito la lettera di Alfredo in seguito alla sua scarcerazione "Sono uscito dal carcere di Siano il venerdì 23 maggio. Dopo 7 anni e 3 mesi, con 21 mesi di liberazione anticipata sui 9 anni di condanna. Nonostante il "rivendicato carattere eversivo dell'organizzazione, finalizzato al rovesciamento dell'ordine costituito..", non si sono riscontrati rilievi disciplinari significativi nel corso della detenzione, ciò che dà diritto allo sconto di pena. Un forte abbraccio a tutte/i. Anche se a distanza, in questi anni abbiamo sempre sentito la presenza della solidarietà di classe; i tanti rapporti cosi intrattenuti ed i momenti comuni di lotta politica sostenuti fra carcere e tribunali sono stati importanti nel mantenere la nostra internità al movimento di classe. Certo, questa internità è nella nostra stessa esistenza in quanto componente della tendenza rivoluzionaria, in continuità e sviluppo del ciclo di lotta precedente. Ma questo si deve continuamente verificare e riproporre nella vivacità di una dialettica concreta, di un confronto reciproco ed il più ampio possibile. Le situazioni, la realtà, sono in continua trasformazione, e così il movimento di classe. Per esempio, in questi anni abbiamo assistito alla nascita o allo sviluppo di movimenti diversi (rispetto a quelli storici, come quello operaio e a quello antagonista degli anni settanta, da cui noi proveniamo ). Abbiamo assistito ad un'evoluzione qualitativa nei rapporti di confronto/scontro fra questi e lo Stato, fra questi ed il sistema economico, e fra essi stessi e la classe nel suo insieme. Così la questione della repressione è diventata inerente ad ogni fronte di lotta. Non riguarda più solo i settori militanti, ma investe massicciamente le resistenze di massa. E questo fondamentalmente perchè il sistema capitalistico si è ormai imballato in questa crisi storica : non sa, non vuole, non può trovare soluzioni "socio-eco-sostenibili ". Le sue leggi di funzionamento lo guidano ciecamente: i suoi caratteri avidi, predatori, oppressori, guerrafondai sono decuplicati. Rovesciando il senso delle parole, il più feroce terrorismo mai esistito, quello degli Stati imperialisti ( quello di Hiroshima, Auschwitz, del napalm e dei droni...), accusa di terrorismo chiunque gli resista. Purtroppo si tratta di cogliere il carattere non più eccezionalee transitorio, bensì stabile e duraturo di questa involuzione terroristica e militaristica del sistema. Involuzione terribile sì, ma anche prova della sua fragilità strategica, perchè mai nella Storia si sono risolti i problemi economico-sociali solo e prevalentemente con la forza bruta. E fragilità che stà proprio nel suo cuore economico, trasformatosi in un mostruoso bubbone finanziario-parassitario, distruttivo per il "99%" della società. Cogliere quindi i termini attuali dello scontro di classe, la misura delle contraddizioni e dell'intreccio inestricabile tra sfruttamento economico-sociale e repressione terroristica dello Stato. E' quanto il movimento di classe sta ormai degnamente facendo, rivendicando e difendendo i propri compagni/e incarcerati/e. Mentre questi/e imparano ad affrontare il carcere come una delle realtà della lotta, con coraggio e determinazione politica. Così come da molti anni, talvolta da tre decenni, lo affrontano i/le militanti delle Organizzazioni Rivoluzionarie. Lottare, resistere, sviluppare al massimo le reti solidali, anche come embrioni di nuova società. E su questa base, con nuove forze, aprire la strada alla futura Rivoluzione. DAVANZO ALFREDO militante per il PCP-M Torino giugno 2014